L'Anima e la sua dinamicità


VEDO L’ANIMA COME UNA LUCE CALDA, INTENSA CHE ACCENDE E TIENE IN VITA IL NOSTRO CORPO.


Vorrei far capire a tante persone che in ognuno di noi c'è un sole interiore, una fiamma che ci alimenta. Regolando il respiro ci mettiamo in contatto con noi stessi e tocchiamo la nostra Anima che si espande e si contrae come il nostro diaframma.
L'Anima in definitiva dov'è?
Nel funzionamento delle nostre viscere (SNA) e nel funzionamento del nostro pneuma (polmoni).

 

Anima

 

Allora pensai.... forse il mio inconscio ha dato forma ad una personalità che non sono io e che potrebbe esprimersi con le sue proprie vedute....

 

“Anima” è il termine coniato da Carl Gustav Jung per identificare l’energia di natura femminile che è presente nell‘inconscio dell’uomo. Secondo la sua idea originale, il maggior numero di geni maschili o femminili, determina il sesso del nascituro, di conseguenza il numero minore di geni dell’altro sesso, contribuisce a formare caratteri del sesso opposto che, avendo minore potenza, restano a livello inconscio.

Ecco come Jung parla di “Anima”: "L’uomo ha sempre portato in se’ l’immagine della donna, non l’immagine di una determinata donna, ma di un determinato tipo di donna. Questa immagine è, in fondo, un insieme ereditario inconscio di origine molto remota, innestato nel sistema organico, un “archetipo”, sintesi di tutte le esperienze ancestrali intorno all’animo femminile…. ( “Seelen-probleme der Gegenwart” traduz. di Arrigo Vita - Giovanni Bollea-Il problema dell’inconscio nella psicologia moderna 3° ed. To 1959 pag.203 ).

Molto interessante la fase di esperienza diretta attraverso la quale Jung giunse a formulare questi concetti. L’anno 1914 scoppiò la prima guerra mondiale e gli avvenimenti incalzanti e la sua inquietudine diedero origine ad un flusso incessante di sogni, ma soprattuto di “fantasie” ( sogni ad occhi aperti, visioni) che lo misero in contatto con un mondo da lui definito “…estraneo, dove tutto appariva difficile ed incomprensibile“.

Jung teneva a bada la tensione che tali esperienze gli procuravano, con esercizi di yoga, ma il suo interesse e la sua ricerca lo spingevano oltre, sentiva vitale e scientifico questo confronto diretto con l’inconscio.

Scrive a questo proposito: " Per poter cogliere le fantasie che mi sollecitavano dal “sottosuolo” dovevo, per così dire, sprofondarmi in esse, cosa che provocava in me, non solo una violenta opposizione, ma una vera paura. Temevo di perdere il controllo di me stesso e divenire preda dell’inconscio…( Ricordi , sogni, riflessioni pag. 206)

La sperimentazione proseguì in questa direzione, e gli permise di mettere a fuoco all’interno delle sue fantasie e dei suoi sogni, alcuni aspetti di se’ stesso, delle subpersonalità precise, alcune archetipiche altre più comuni, con le quali imparò a dialogare. Un dialogo interiore ed anche scritto, che gli diede la possibilità di nominare e tracciare alcuni ritratti di questi personaggi interiori.

Ecco le sue affermazioni : "Filemone e le altre immagini della mia fantasia mi diedero la decisiva convinzione che vi sono cose nella psiche che non sono prodotte dall’io, ma che si producono da se’ e hanno una vita propria… nelle mie fantasie conversavo con lui e mi diceva cose che io coscientemente non avevo pensato, e osservai chiaramente che era lui a parlare non io“ ( op. cit. pag.211).

Conducendo questa affascinante indagine Jung si imbattè in una energia femminile: " Allora pensai… forse il mio inconscio ha dato forma ad una personalità che non sono io e che potrebbe esprimersi con le sue proprie vedute….mi interessava straordinariamente il fatto che una donna, dal mio interno dovesse interferire nei miei pensieri….In seguito giunsi a capire che questa figura femminile interna rappresenta una parte tipica e archetipica nell’inconscio dell’uomo, e la indicai col nome di “anima”, mentre chiamai “animus” la figura corrispondente nell‘inconscio della donna” ( op. cit. pag.214)

Jung si sentiva dapprima un po’ impaurito da questa energia femminile così precisa e netta, poi cominciò a parlarle indirizzandole i problemi o i dubbi o le stesse sue fantasie, come scrivendo a una parte di se stesso, ed in poco tempo imparò a distinguere tra i contenuti della propria coscienza e la voce di “anima”.

Questo termine, ancora usato per designare l’aspetto di femminile interiore presente nella psiche umana, rimase sempre per Jung un aspetto monolitico presente solo nella psiche maschile avente una funzione unificatrice, di collegamento fra l’io e l’inconscio collettivo e con il compito di portare le immagini dell’inconscio alla coscienza e la sua impronta in ogni nuova attrazione e relazione con l’altro sesso